Ernie: che cosa sono, sintomi e come diagnosticarle

Ernie: che cosa sono, sintomi e come diagnosticarle | Centro Politerapico Polidiagnostico Monza

Le ernie rappresentano un problema molto comune, che colpisce un gran numero di persone di tutte le età. Di seguito presentiamo una veloce panoramica sulle ernie, i sintomi generali e i loro metodi di diagnosi.

 

Cos’è un’ernia?

Un’ernia è una condizione medica in cui un organo o un tessuto del corpo spinge attraverso un’apertura debole o una maggiore resistenza di una parete muscolare circostante, creando sacche o protuberanze. Possono formarsi in diverse parti del corpo, ma sono più comuni nella parete addominale, nella zona inguinale e nella zona ombelicale. Le ernie possono causare dolore, disagio e altri sintomi e possono richiedere un intervento chirurgico per la correzione.

 

Tipologie

Esistono diverse tipologie di ernie, tra cui:

Ernia inguinale: la più comune, si verifica quando un segmento dell’intestino tenue spinge attraverso un’apertura debole nella parete addominale anteriore.

Ernia femorale: simile all’ernia inguinale, ma si verifica vicino alla coscia.

Ernia ombelicale: si verifica quando una porzione dell’intestino spinge attraverso un’apertura vicino all’ombelico.

Ernia ventrale: si verifica quando l’intestino spinge attraverso una zona debole della parete addominale.

Ernia diaframmatica: si verifica quando una parte dello stomaco spinge attraverso il diaframma nella cavità toracica.

 

Sintomi

I sintomi dell’ernia possono variare in base alla tipologia e alla gravità del problema. I sintomi comuni includono:

  • dolore
  • gonfiore
  • sensazione di pesantezza
  • difficoltà a deglutire
  • nausea
  • vomito
  • difficoltà a respirare

 

Diagnosi

Le ernie vengono diagnosticate attraverso una combinazione di esami fisici e strumentali

Durante l’esame fisico, il medico esaminerà l’area interessata per vedere se c’è una protuberanza o un rigonfiamento anomalo. Può anche chiedere al paziente di tossire o di sforzare l’area interessata per vedere se l’ernia diventa più grande o più prominente.

Altri test che possono essere eseguiti includono l’ecografia, la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RM). Questi esami strumentali possono aiutare a confermare la presenza di un’ernia e a determinare la sua posizione e la sua estensione.

In alcuni casi, potrebbe essere necessario eseguire un’endoscopia per valutare l’entità dell’ernia.

In ogni caso, la diagnosi delle ernie è affidata al medico, che determinerà il percorso di trattamento più appropriato.

 

Trattamento

Il trattamento dell’ernia dipende dalla tipologia e dalla gravità del problema. In alcuni casi, l’intervento chirurgico può essere necessario per riparare la parete muscolare e prevenire ulteriori protrusioni dell’organo o del tessuto.

Le ernie possono essere trattate in diversi modi, a seconda della loro gravità e della localizzazione.

Monitoraggio: alcune ernie possono essere monitorate nel tempo con controlli regolari per verificare se peggiorano o causano sintomi.

Indossare una cintura erniaria: una cintura herniaria può aiutare a sostenere l’ernia e a ridurre il dolore.

Terapia fisica: esercizi specifici possono aiutare a rafforzare i muscoli dell’addome e della schiena per migliorare la postura e la stabilità.

Farmaci: farmaci analgesici possono essere utilizzati per ridurre il dolore associato all’ernia.

Chirurgia: se l’ernia è grave o causa sintomi significativi, può essere necessario un intervento chirurgico per riparare l’ernia. Questo può essere fatto con un’incisione tradizionale o con tecniche mininvasive come la laparoscopia.

La scelta del trattamento dipende dalla gravità e dalla localizzazione dell’ernia, nonché dalle condizioni di salute individuali.


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Problemi del sistema muscolo-scheletrico e nervoso: quando rivolgersi a un fisioterapista

Problemi del sistema muscolo-scheletrico e nervoso: quando rivolgersi a un fisioterapista | Centro Politerapico Polidiagnostico Monza

Quando si ha a che fare con problemi del sistema muscolo-scheletrico e il sistema nervoso, la fisioterapia è molto spesso la soluzione indicata per trattare la propria condizione. Il fisioterapista si occupa infatti della prevenzione, della diagnosi e del trattamento delle malattie, delle disfunzioni e delle lesioni di questi apparati dell’organismo, focalizzandosi in particolar modo sulle aree interessate dal dolore.

Individuare lo specialista più indicato per i propri disturbi non è però sempre semplice: in un articolo precedente, ad esempio, abbiamo parlato anche di quando rivolgersi a un ortopedico.

 

Problemi del sistema muscolo-scheletrico e il sistema nervoso: quando è necessaria la fisioterapia?

Le sedute di fisioterapia possono rendersi necessarie  in molte situazioni, come quelle riportate qui di seguito:

  • Dolori articolari: il dolore alle articolazioni può essere causato da diverse patologie come l’artrite, l’artrosi, la tendinite o la borsite. Un fisioterapista può aiutare a ridurre il dolore e a migliorare la mobilità articolare attraverso esercizi specifici e tecniche di mobilizzazione.
  • Lesioni sportive: gli sportivi sono soggetti a lesioni muscolari, tendinee e articolari a causa degli sforzi a cui sottopongono il proprio corpo. Il fisioterapista può aiutare nella riabilitazione post-lesione, aiutando il paziente a recuperare la funzionalità dell’arto o dell’area colpita.
  • Dolore alla schiena: il mal di schiena è una delle patologie più comuni al mondo, e può essere causato da diverse situazioni come la postura scorretta, la sedentarietà o lo stress. Il fisioterapista può aiutare a ridurre il dolore e a migliorare la postura attraverso esercizi specifici e terapie manuali.

Ma al contempo, il ruolo del fisioterapista può divenire un supporto essenziale nel recupero da problemi di carattere ortopedico, respiratorio, neurologico, cardiocircolatorio e genito-urinario, oltre che ad accompagnare le terapie motorie per la terza età.

 

Fisioterapia: come viene prescritta?

La fisioterapia può essere prescritta a seguito di una visita fisiatrica, in cui il paziente viene interrogato sulla sua storia clinica e le sue condizioni fisiche attuali.

Questa visita si articola in diverse fasi:

  • Anamnesi: la prima fase della visita consiste in una conversazione tra il fisiatra e il paziente, durante la quale vengono raccolte informazioni sulla patologia, sulle condizioni di salute del paziente e sulla sua storia clinica.
  • Esame obiettivo: durante l’esame obiettivo il fisiatra effettua una serie di test fisici e valuta la resistenza muscolare, la flessibilità articolare e la coordinazione motoria del paziente.
  • Diagnosi: sulla base delle informazioni raccolte durante la visita, il fisiatra effettua una diagnosi e stabilisce un piano di trattamento personalizzato per il paziente.
  • Trattamento: il trattamento può consistere in diverse tecniche fisioterapiche come la terapia manuale, la ginnastica terapeutica o la terapia fisica, a seconda della patologia e delle condizioni del paziente.

 

Sedute fisioterapiche: come si svolgono?

La fisioterapia mira quindi a ridurre il dolore e migliorare la funzionalità muscolare e articolare del paziente, in un processo graduale che richiede la partecipazione attiva del paziente stesso. 

Durante le sessioni di fisioterapia vengono svolti dei trattamenti personalizzati per il paziente, che possono includere esercizi terapeutici, manipolazione articolare, massaggi, terapia manuale, elettroterapia, onde d’urto e/o terapia laser

Il fisioterapista si occupa nel mentre di monitorare costantemente il progresso del paziente, regolando il piano di trattamento di conseguenza, al fine di ottenere il massimo beneficio e miglioramento del paziente. 

 

Accusate problemi del sistema muscolo-scheletrico e nervoso e volete prenotare una visita fisiatrica, o necessitate di effettuare sedute di fisioterapia? Contattate ora il Centro Politerapico Polidiagnostico di Monza!

Allergie: cosa sono, come si manifestano e come prevenirle

Allergie: cosa sono, come si manifestano e come prevenirle | Centro Politerapico Polidiagnostico Monza

Le allergie rappresentano una condizione sempre più diffusa nella popolazione, che colpisce molte persone in tutto il mondo. Si tratta di una risposta del sistema immunitario a sostanze esterne, come polline, polvere, peli di animali, alimenti e altri allergeni. Il sistema immunitario produce anticorpi contro queste sostanze e provoca una serie di sintomi fastidiosi, come starnuti, prurito, eruzioni cutanee, difficoltà respiratorie, gonfiore e altri disturbi.

Cause delle allergie

Le cause di questa reazione anomala del sistema immunitario sono finora state individuate in alcuni fattori chiave.

Innanzitutto, la predisposizione genetica può essere un fattore di rischio per le allergie. Se uno o entrambi i genitori sono allergici, il figlio ha maggiori probabilità di sviluppare allergie, anche se non è comunque possibile prevederlo con certezza.

In secondo luogo, l’esposizione ripetuta a un allergene può aumentare la probabilità di sviluppare un’allergia. Ad esempio, se una persona viene esposta regolarmente al polline di una determinata pianta, può sviluppare una sensibilità a quell’allergene e manifestare i sintomi della febbre da fieno.

Inoltre, alcune condizioni ambientali possono aumentare la probabilità di sviluppare allergie; come l’inquinamento atmosferico, che può irritare le vie respiratorie e aumentare la sensibilità a sostanze come gli acari della polvere o la muffa. Vi sono poi alcuni fattori riguardanti il proprio stile di vita, come l’esposizione al fumo di sigaretta, che possono influire sullo sviluppo delle allergie, mentre una dieta ricca di frutta e verdura può avere un effetto protettivo.

Sintomi

I sintomi possono variare notevolmente da persona a persona e possono dipendere dal tipo di allergene che scatena la reazione allergica. In generale, possono includere:

  • Prurito
  • Starnuti
  • Congestione nasale
  • Secrezione nasale
  • Tosse
  • Respiro sibilante
  • Prurito e gonfiore degli occhi
  • Rash cutaneo
  • Dolore addominale
  • Anafilassi

Trattamento

Il trattamento delle allergie dipende dal tipo e dalla gravità dei sintomi. In generale, ci sono diversi approcci che possono essere utilizzati per il trattamento delle allergie.

  • Evitare l’allergene: la prima cosa da fare per il trattamento delle allergie è evitare l’allergene responsabile della reazione allergica. Ad esempio, se si ha un’allergia al polline, si dovrebbe evitare di uscire durante i periodi in cui la concentrazione di polline è più alta. Se si ha un’allergia alimentare, si dovrebbe evitare di mangiare il cibo che la provoca.

 

  • Farmaci antiallergici: ci sono diversi farmaci antiallergici che possono essere utilizzati per alleviare i sintomi delle allergie. Alcuni dei farmaci più comuni includono gli antistaminici, i corticosteroidi, i decongestionanti e gli antileucotrieni. Gli antistaminici sono efficaci nel ridurre il prurito e la congestione nasale, mentre i corticosteroidi possono ridurre l’infiammazione delle vie respiratorie.

 

  • Immunoterapia: l’immunoterapia è un trattamento che viene utilizzato per alleviare i sintomi delle allergie a lungo termine. Questo trattamento coinvolge l’iniezione di dosi crescenti di allergene nel corpo per far sì che il sistema immunitario si abitui gradualmente all’allergene e smetta di reagire ad esso.

 

  • Rimedi naturali: ci sono diversi rimedi naturali che possono essere utilizzati per alleviare i sintomi delle allergie. Alcuni di questi includono l’utilizzo di oli essenziali, il consumo di miele locale, l’utilizzo di aceto di mele e il consumo di vitamine e minerali come la vitamina C e il magnesio.

Test allergici

Il primo passo è determinare a cosa si è allergici. Per fare ciò, si possono effettuare dei test per rilevare le allergie: il prick test, il patch test, il RAST test, la spirometria e il test di brocoreversibilità con farmaco. Il Centro Politerapico Polidiagnostico di Monza offre questi servizi per la diagnosi e il trattamento delle allergie, associati laddove necessario a una consulenza nutrizionale. La nostra équipe di specialisti è in grado di individuare le cause delle vostre allergie e di consigliarti il trattamento più adatto per voi.

Contattateci per maggiori informazioni.

Prevenzione del tumore al seno: mammografia e consigli utili

Prevenzione del tumore al seno: mammografia e consigli utili | Centro Politerapico Polidiagnostico Monza

Il tumore al seno è una patologia che colpisce ancora molte donne: infatti, secondo i dati 2020 dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) e dall’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), continua a essere la forma di cancro più comune in Italia. Nel corso di un anno sono state effettuate 54.976 nuove diagnosi, rappresentando il 30,3% di tutti i tumori che colpiscono le donne e il 14,6% di tutte le diagnosi di tumore in Italia. 

Nonostante l’incidenza della malattia stia aumentando, soprattutto tra le donne più giovani, la mortalità è fortunatamente in diminuzione, con una riduzione del 6% tra il 2015 e il 2020. 

In questo articolo, vedremo insieme alcune tecniche e consigli utili per la prevenzione del tumore al seno.

 

Fattori di rischio

È importante innanzitutto considerare alcuni fattori di rischio per il tumore al seno:

  • Familiarità. Le donne con parenti di primo grado affetti da tumore al seno hanno un rischio maggiore di sviluppare la patologia.
  • Età avanzata. Il rischio aumenta con l’età, soprattutto dopo i 50 anni.
  • Genetica. Possono influire alcune mutazioni genetiche ereditarie, come quelle dei geni BRCA1 e BRCA2.
  • Storia personale. Le donne che hanno già avuto un tumore in passato hanno un rischio maggiore di sviluppare nuovi tumori.
  • Menopausa tardiva. Le donne che entrano in menopausa dopo i 55 anni hanno un rischio maggiore.
  • Terapia ormonale sostitutiva (TOS). L’assunzione di TOS per la terapia dei sintomi della menopausa può aumentare il rischio di tumore al seno.
  • Alcol. Il consumo di alcol è associato a un maggiore livello di rischio.
  • Obesità. Le donne in sovrappeso o obese hanno un rischio maggiore di sviluppare queste patologie.
  • Prima mestruazione precoce. Rientra tra i rischi anche una prima mestruazione avvenuta prima dei 12 anni.
  • Mancanza di attività fisica: l’attività fisica regolare può aiutare a ridurre il rischio di sviluppare tumore al seno.

 

In caso di fattori di rischio, è consigliabile parlare con il proprio medico curante per un programma di screening personalizzato.

 

Stile di vita sano

Adottare uno stile di vita sano è la base per la prevenzione di ogni forma tumorale. Una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare e l’evitare alcol e fumo di sigaretta possono ridurre il rischio di sviluppare il cancro al seno. In particolare, una dieta ricca di frutta e verdura può aiutare a prevenire l’insorgere di diverse patologie, compreso il tumore al seno.

 

Palpazione e osservazione del seno

La palpazione regolare del seno è un’importante abitudine da adottare per prevenire il tumore al seno. Questo accorgimento consente di individuare eventuali noduli o masse, anche se piccole, che potrebbero segnalare l’insorgere di un tumore. La palpazione può essere eseguita in modo autonomo, ma è sempre consigliabile parlare con il proprio medico curante per una corretta esecuzione.

Oltre alla palpazione, è importante osservare il proprio seno alla ricerca di cambiamenti di colore, forma o dimensioni. Questa abitudine consente di individuare eventuali anomalie in modo ancora più precoce rispetto alla palpazione. In caso di anomalie o cambiamenti sospetti, è consigliabile consultare il proprio medico curante.

 

Mammografia

La mammografia è un esame di screening che viene utilizzato per individuare precocemente il tumore al seno. Si tratta di una radiografia che viene effettuata su entrambi i seni, in cui il tessuto mammaria viene compresso tra due piatti per ottenere immagini chiare e dettagliate. 

L’esame può individuare la presenza di eventuali masse o calcificazioni che potrebbero essere indicative della presenza di un tumore al seno, anche prima che siano avvertite al tatto o visibili all’occhio nudo. La mammografia è raccomandata come esame di screening per le donne sopra i 50 anni, ma può essere utilizzata anche in donne più giovani o in presenza di fattori di rischio elevati. 

È importante sottolineare che la mammografia non è un esame perfetto e può dare luogo a falsi positivi o falsi negativi, motivo per cui spesso può essere associata ad altri test di imaging o ad esami clinici per confermare o escludere eventuali sospetti. 

In ogni caso, la mammografia rimane uno strumento di assoluta importanza per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al seno.

 

 

Potete contattare il Centro Politerapico Polidiagnostico di Monza per effettuare una mammografia con i nostri specialisti.

Patologie del sistema venoso e linfatico – arti inferiori: quali sono?

Patologie del sistema venoso e linfatico - arti inferiori: quali sono? | Centro Politerapico Polidiagnostico Monza

Il sistema vascolare e linfatico, che si occupa del trasporto dei fluidi e della risposta immunitaria, è uno dei più complessi dell’organismo umano, ed è soggetto a differenti patologie che colpiscono i vasi sanguigni così come i suoi organi.

A seconda della condizione riscontrata, il paziente viene sottoposto a esame da specialisti differenti come il cardiologo e l’angiologo, ma non solo.

Di seguito andiamo ad elencare le principali patologie del sistema venoso e linfatico che colpiscono gli arti inferiori, e i sintomi dai quali è possibile riconoscerle.

Edemi, linfedemi e lipedemi

Con il termine edema si intende un generale gonfiore di una zona del corpo, che il più delle volte è proprio degli arti inferiori. Quelli di tipo fisiologico sono transitori, in quanto compaiono ad esempio in gravidanza o quando si rimane in piedi per periodi prolungati, e si risolvono spontaneamente; vi sono poi edemi che è più difficile fare regredire, in quanto appartengono a persone con mobilità ridotta.

Il linfedema è un accumulo di liquido linfatico nel tessuto sottocutaneo nei distretti dell’organismo. Questo avviene quando la capacità del sistema di trasportare linfa viene superata dall’accumulo di liquido ricco di proteine nell’interstizio e nel tessuto fibro-adiposo. Ciò può essere dato da anomalie congenite (linfedema primario) o da una disfunzione acquisita da determinate patologie o interventi chirurgici (linfedema secondario). Si tratta di una condizione cronica, progressiva e irreversibile, la quale può essere trattata con terapie chirurgiche, farmacologiche o con il linfodrenaggio.

Il lipedema è infine un accumulo di adipe fuori dalla norma, tipico del sesso femminile e localizzato in particolar modo su caviglie, cosce e fianchi. Presumibilmente correlato a questioni genetiche, può portare dolore e gravi problemi motori, e può essere attenuato solo tramite una diagnosi precoce e il ricorso all’intervento chirurgico di liposuzione.

Patologie del sistema venoso e linfatico: vene varicose

Dette anche varici, sono una patologia che porta alla dilatazione delle vene degli arti inferiori, condizione della malattia del sistema venoso superficiale che si manifesta su chi lavora in luoghi caldi o assume prolungate posizioni in piedi; esiste una predisposizione familiare. Vengono colpite la vena grande, la vena piccola safena e rami collaterali, che formano grappoli di vene dilatate e portano gonfiore, tensioni, pesantezza e dolori.

Si curano prevalentemente con terapia laser, ma anche tramite terapia medica e con l’utilizzo di calze elastiche.

Trombosi venose

Sono le formazioni di trombi all’interno della circolazione venosa profonda (TVP) o della circolazione venosa superficiale (TVS).

La TVP interessa maggiormente gli arti inferiori; un trombo non individuato immediatamente può risalire fino all’addome e portare all’embolia polmonare laddove un trombo dovesse staccarsi e raggiungere i polmoni. Può avvenire a seguito di fratture, interventi chirurgici, assunzione di anticoncezionali, malattie oncologiche, tromboflebiti o ancora alterazioni della coagulazione di origine genetica. Si hanno come sintomi l’edema alla gamba, arrossamento della pelle, dolore e difficoltà motoria. La terapia è con calze elastiche e anticoagulanti. Una TVP non curata porta alla cosiddetta sindrome post-trombotica.

LA TVS interessa invece le vene varicose, la piccola safena e la grande safena. Ha come sintomatologia l’arrossamento dei vasi, dolore, infiammazioni e formazioni di indurimento delle vene. La terapia è con calze elastiche, anticoagulanti e chirurgica.

Le diagnosi per entrambe le condizioni vengono eseguite con Ecocolordoppler.

Potete contattare il Centro Politerapico Polidiagnostico di Monza per effettuare una visita del sistema venoso e linfatico con i nostri specialisti.

Mal di gola: come riconoscere quello virale e quello batterico

Mal di gola: come riconoscere quello virale e quello batterico | Centro Politerapico Polidiagnostico Monza

Con l’abbassarsi delle temperature cresce il verificarsi delle faringiti, più comunemente conosciute come mal di gola. Questo non per una diretta correlazione con il freddo, ma piuttosto perché con un continuo passaggio da ambienti a temperatura differente aumentano le condizioni in cui il nostro sistema immunitario può abbassare la guardia ed essere soggetto all’attacco di virus e batteri, e sviluppare quindi tutti i vari sintomi influenzali.

Di seguito vedremo come è possibile riconoscere un mal di gola virale da uno batterico, in modo da approcciarsi correttamente al trattamento dei disturbi e meglio interfacciarsi, quando serve, con uno specialista.

Faringiti virali e batteriche

Le infezioni virali sono la prima causa del mal di gola, che molto spesso è quindi sintomo di raffreddore e virus influenzali; in questi casi la faringite è una condizione passeggera, che può essere trattata con FANS, spray per la gola, pastiglie balsamiche.

Un mal di gola frequente può essere invece sintomo di un’infezione di tipo batterico, le quali possono avere molte cause, quali il contagio aereo o da oggetti contaminati di batteri quali anche lo streptococco. In questi casi, si ha un coinvolgimento di gola e talvolta anche tonsille, mentre i polmoni vengono raggiunti di rado.

Bisogna poi includere nel discorso una serie di cause non dipendenti da infezione, quali sforzi vocali e l’esposizione ad agenti irritanti (fumo, smog, aria condizionata, reflusso gastroesofageo).

Tosse

La tosse è un sintomo che si associa sovente al mal di gola, in particolar modo quando questo è di origine virale e dovuto al virus del raffreddore (rhinovirus). Con il raffreddore, la tosse può presentarsi sia grassa che secca, in associazione a sintomi tipici quali starnuti ripetuti, naso chiuso o che cola, occhi arrossati o lacrimanti.

Allo stesso tempo, in caso di mal di gola la tosse è un sintomo da prendere in considerazione per valutare l’eventualità di una infezione batterica da streptococco: l’assenza di tosse è infatti un fattore che incrementa le probabilità di aver contratto questo tipo di infezione. È probabile aver contratto lo streptococco quando si ottiene un punteggio uguale o superiore a 2 nel conteggio delle seguenti condizioni:

  • febbre sopra i 38° (+1)
  • linfonodi del collo gonfi e doloranti al tatto (+1)
  • tosse assente (+1)
  • tonsille gonfie / con placche (+1)
  • età sopra i 45 anni (-1)

Con un punteggio totale di almeno 2, è bene rivolgersi a un medico.

Cali di voce

Una comune faringite non provoca generalmente un calo della voce, sintomo invece tipico della laringite. Il discorso può cambiare invece quando il mal di gola è originato da una tonsillite, la quale può dipendere sia da infezioni batteriche che virali. In questo caso infatti il gonfiore accusato dalle tonsille, le quali sovente presentano anche placche biancastre, può alterare la voce.

La tonsillite viene curata con antibiotici quando causata da infezione batterica, mentre in caso di infezione virale dovrà semplicemente fare il suo corso. Una tonsillite che ricompare di frequenza può invece portare il medico a consigliare la rimozione chirurgica delle tonsille.

Visita otorinolaringoiatrica: quando effettuarla

Quando non si riesce a fare luce sulle cause di un mal di gola persistente o che si ripresenta spesso nel tempo, o ancora, i sintomi non sembrano associabili a nessuna condizione in particolare, è bene rivolgersi a un otorinolaringoiatra.

La visita otorinolaringoiatrica può infatti diagnosticare, oltre alle patologie di naso e orecchio:

  • faringiti
  • laringiti
  • patologie delle ghiandole salivari
  • tumori del collo

Volete prenotare una visita otorinolaringoiatrica? Contattate ora il Centro Politerapico Polidiagnostico di Monza!

Come prevenire l’osteopenia ed evitare che degeneri in osteoporosi

Come prevenire l’osteopenia ed evitare che degeneri in osteoporosi

La prevenzione dell’osteopenia è una misura utile e consigliata a tutti i soggetti predisposti a sviluppare questa condizione legata alla riduzione della densità minerale ossea (BMD), un valore che indica la quantità di minerali per centimetro cubo presente nell’osso, e quindi strettamente correlata alla salute dello stesso. Prevenire e rilevare la patologia consente infatti di conservare un’ossatura forte e ridurre i rischi di frattura che aumentano inevitabilmente con l’insorgere dell’osteopenia, oltre a evitare la degenerazione della stessa in osteoporosi, ovvero una forma più grave.

Osteopenia: prevenzione e fattori di rischio

Vi sono più fattori di rischio per lo sviluppo dell’osteopenia, ed essendo alcuni di questi inevitabili, è bene conoscere quelli su cui è possibile intervenire per contrastare la perdita di densità ossea. Nello specifico, sono stati individuate le seguenti cause:

  • Invecchiamento;
  • Riduzioni ormonali (testosterone per gli uomini, estrogeni per le donne);
  • Predisposizione genetica;
  • Fumo e alcol;
  • Problemi di alimentazione;
  • Sedentarietà.

Da un’analisi dei fattori esposti, si può evincere in autonomia come uno stile di vita sano, comprendente quindi una corretta alimentazione e un’attività fisica quotidiana, siano indispensabili per conservare la salute delle ossa. Allo stesso tempo, è necessario controllare anche i valori della vitamina D, un nutriente importante anche per la salute del colon-retto che può essere trovato in alimenti quali formaggi grassi e pesci quali tonno, salmone e sgombro, e prevedere eventualmente un’integrazione tramite supplementi. Essenziale poi è anche l’apporto di calcio, componente fondamentale delle ossa. Eventualmente, a seguito di una visita dall’endocrinologo potranno essere prescritti appositi farmaci per contenere l’avanzare della patologia.

Sintomatologia e diagnosi dell’osteopenia

La difficoltà di una diagnosi tempestiva dell’osteopenia è data dal fatto che in una fase iniziale il quadro clinico risulta privo di sintomi evidenti, pertanto è difficile accorgersi per tempo della presenza di questa condizione. Nel tempo, possono invece insorgere fratture ossee, con maggiore frequenza per la spina dorsale, eventualmente precedute da osteoalgia.

Ad oggi, il metodo più efficace per diagnosticare osteopenia e osteoporosi è l’esame della densitometria ossea (MOC). Tramite la tecnica DEXA, ossia a doppio raggio X, vengono rilevati i due parametri di riferimento che sono la massa ossea e la densità minerale ossea; questi vengono poi interpretati attraverso il T-score, il quale con valori compresi tra -1 e -2,5 porta alla diagnosi di osteopenia, mentre con valori inferiori a -2,5 si parla invece di osteoporosi. Si tratta di un esame che viene consigliato anche ai soggetti celiaci, in quanto predisposti allo sviluppo della patologia.

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Cos’è lo strabismo e come curarlo

Cos'è lo strabismo e come curarlo | Centro Politerapico Polidiagnostico Monza

Cos’è lo strabismo

Lo strabismo è un disturbo oculistico con deviazione degli assi visivi causata da un malfunzionamento dei muscoli oculari estrinseci, responsabili della mobilità del bulbo oculare.

A causa di questo disturbo lo strabico non riesce a vedere tridimensionalmente, ma vede con un occhio solo. Questa patologia inoltre è spesso collegata ad altre problematiche conseguenti come mal di testa, visione doppia, torcicollo o altre posizioni anomale del capo. Anche la componente psicologica di questa patologia va considerata in quanto lo strabismo si configura anche come importante problema estetico.

Esistono diversi tipi di strabismo:

  • Convergente: occhio deviato verso l’interno
  • Divergente: occhio deviato verso l’esterno
  • Verticale: occhio deviato verso l’alto o il basso.

Il lavoro del medico consiste nel correggere queste deviazioni ripristinando il corretto funzionamento dei muscoli oculari.

Diagnosi e prevenzione

Lo strabismo può essere identificato già durante le prime visite pediatriche o addirittura alla nascita (può infatti essere anche ereditario), ma può anche svilupparsi successivamente a causa di traumi, forti stress o febbri alte. E’ stato dimostrato che per evitare danni permanenti è importante diagnosticare lo strabismo entro i tre annidi età, per questo è importante effettuare controlli sin dai primi anni di vita del bambino.

Esistono infatti alcuni difetti visivi che se non trattati possono portare a questa condizione, tra questi troviamo l’ambliopia, comunemente chiamata “occhio pigro” che impedisce la normale collaborazione tra i due occhi, generando di solito uno strabismo divergente, o anche l’ipermetropia che invece può determinare una tipologia convergente.

Le cure

Fortunatamente la maggior parte dei casi di strabismo è migliorabile o totalmente correggibile.

A seconda della specificità o della gravità dello strabismo è possibile adottare diverse soluzioni, ad esempio i casi refrattivi possono essere corretti con gli occhiali, altri necessitano dell’occlusione di un occhio tramite uno speciale cerotto o la pratica di esercizi ortottici, altri ancora migliorano notevolmente se trattati con tossina botulinica, mentre per i casi più gravi è necessario intervenire chirurgicamente.

In generale le tecniche oggi utilizzate sono molto meno invasive rispetto al passato e anche nel caso di intervento la ferita si rimargina in pochi giorni e anche il rossore sparisce in breve tempo.

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