Che cos’è la mindfulness e come può aiutare con lo stress cronico?
Gli esseri umani hanno praticato la meditazione per migliaia di anni, perlopiù connessa ad approcci spirituali, di diversa natura. Negli anni più recenti, la mindfulness, una pratica che deriva direttamente dalle tecniche di meditazione praticate da millenni, è diventata sempre più diffusa e conosciuta come una “tecnica” per aiutare le persone a gestire meglio lo stress quotidiano e migliorare il benessere in senso globale. Moltissime ricerche ne dimostrano l’effettiva efficacia, evidenziandone la capacità di modificare il nostro cervello e la nostra biologia in modo positivo, migliorando la salute sia fisica sia mentale.
La meditazione può essere definita in tanti modi diversi. Un modo semplice di descriverla è di concettualizzarla come un allenamento per l’attenzione, che ci invita di continuo a tornare a ciò che è presente in questo momento. Tipicamente, richiede di rivolgere la consapevolezza al respiro, al corpo e alle sensazioni fisiche, alla tonalità emotiva che le accompagna, e ai pensieri. Questo processo attentivo viene svolto in un modo particolare, cioè portando un’attenzione “calda”, intrisa di gentilezza e assenza di giudizio per quanto sta accadendo. Uno dei possibili effetti di questo allenamento è di poter imparare a rispondere anziché reagire a ciò che sentiamo e pensiamo, e a quello che avviene nelle interazioni quotidiane con le altre persone. In questo modo, con il tempo e l’esercizio, è possibile accorgersi dei nostri “piloti automatici”, quegli schemi abituali in cui continuamente ricadiamo, spesso con effetti nefasti per la nostra salute o il nostro benessere.
Negli anni sono stati sviluppati diversi corsi che introducono alla mindfulness, il più comune è l’MBSR, ovvero Mindfulness-Based Stress Reduction, un programma di 8 settimane in cui vengono gradualmente introdotte e praticati in gruppo diverse pratiche di mindfulness, insieme ad altri esercizi.
Mindfulness contro stress e stress cronico
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Sin dagli albori dell’evoluzione dell’essere umano, saper mantenere uno stato di allerta è stato fondamentale per sopravvivere in un mondo denso di pericoli e di predatori. Evolutivamente si ritiene che gli individui la cui risposta allo stress si è rivelata più adatta alla sopravvivenza siano quelli che hanno trasmesso il proprio patrimonio genetico ai posteri, tramandando così un meccanismo predisposto a rispondere attivandosi a qualsiasi minaccia per la sopravvivenza o pericolo. Questo meccanismo, che come specie ci ha permesso di evolvere e di progredire, nel mondo moderno può diventare maladattivo quando siamo esposti a qualcosa che percepiamo come minaccioso o pericoloso, soprattutto se questa esposizione è prolungata nel tempo. In questi casi, infatti, possiamo trovarci a vivere in uno stato di allarme cronico, anche in assenza di stimoli esterni che costituiscano effettivamente una minaccia per la nostra incolumità fisica. È esperienza comune, per esempio, l’ansia che si sperimenta quando si è in attesa di una notizia per noi importante, o quando ci troviamo in situazioni di incertezza a medio/lungo termine, o ancora quando siamo sottoposti a un grosso carico di stress quotidiano. Infatti, a differenza degli uomini primitivi, oggi per noi possono essere minacciosi anche pericoli immateriali, come minacce al nostro senso di identità, al nostro ruolo o posizione sociale, a una relazione intima importante.
Uno studio retrospettivo svolto negli Stati Uniti dal 1998 al 2006 ha dimostrato che livelli più alti di stress nelle persone e la percezione che lo stress inficiasse la propria salute sono associati a peggiori condizioni di salute, sia mentale sia fisica.
Infatti, lo stress nel corpo si manifesta con la produzione di alcuni ormoni cosiddetti stress-correlati che, se presenti nel corpo per lungo tempo e in alte dosi, possono impattare, per esempio, sull’efficienza del sistema immunitario.
Uno studio del 2017 ha dimostrato che la meditazione era in grado di diminuire il livello di diversi indicatori biochimici di infiammazione (cortisolo e proteina c reattiva), la pressione arteriosa e il ritmo cardiaco. Allo stesso tempo, ha dimostrato anche che dopo un percorso di mindfulness aumentava la concentrazione, la serenità percepita e la capacità di tollerare emozioni negative.
Sembra quindi che praticare meditazione, così come proposto nei corsi di mindfulness, sia uno strumento semplice e alla portata di tutti per poter coltivare un modo diverso di stare con le diverse esperienze, anche quelle dolorose o faticose e, in questo modo, poter ridurre i nostri livelli di stress, anche cronico, migliorando il nostro stato di salute.
16
Mar 21
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